Seguendo la via lattea
Un titolo che evoca un sogno che, come quasi tutti i sogni, è rimasto tale.
Accadeva nel 2019 , l’insorgere dei pastori sardi per protestare contro lo sfruttamento da parte degli industriali caseari per il pagamento di quote da miseria per il latte loro conferito, importi che non coprivano nemmeno le spese di produzione.
Protesta che mi ha coinvolto ed emozionato, rievocando in me un’atmosfera “sessantottina” anche se con motivazioni e protagonisti diversi, protesta che ha provocato il coinvolgimento positivo di tutta l’opinione pubblica non solo sarda ma a livello nazionale.
Protesta che poi mi ha profondamente deluso per il suo epilogo, per un nulla di fatto, per la sensazione di presa in giro, che lascia la bocca amara.
Ho ammirato la caparbietà e la fierezza dei pastori nelle loro rivendicazioni, condannando naturalmente gli episodi di vandalismo che le hanno fatto, qua e la, da corollario.
Ho apprezzato anche il diversificare la protesta con l’idea di distribuire gratuitamente il latte e alcuni prodotti derivati alla popolazione, anche con lo scopo di limitare un spreco fine a se stesso del frutto del loro lavoro, evitando che tutto il latte fosse sversato e perso sull’asfalto della protesta.
Poi sono rimasto incredulo davanti alla loro ingenuità nel credere a promesse dei parolai di turno che hanno vanificato i loro sacrifici sia come lavoratori che come manifestanti, ho paura che, dovendo eventualmente ripartire, questa protesta non riuscirà più ad avere quel consenso così vasto dell’opinione pubblica ottenuto precedentemente.
Ma, purtroppo, interviene alla fine la solita tara del popolo sardo fin dai tempi dei Savoia, una disponibilità confusa spesso con ospitalità che confina con una atavica ingenuità e servilismo e che ci ha sempre reso dei “colonizzati” piuttosto che dei cittadini!